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NOTE EMERGENTI #7 | SILVIA CONTI
di Michele Neri

Mi piacciono i giochi di parole semplici e gli ossimori, anche se un po’ forzati come quello del titolo di questa rubrica. Note quindi, come sostantivo indica quelle musicali ma come aggettivo è semplicemente il femminile plurale di noto ovvero famoso, conosciuto. Termine quindi in contrasto con quello che segue: emergente.
Ma nella scena musicale italiana di oggi si sa che una parafrasi azzeccata è “Un’emergente è per sempre”.

Con un sottofondo di chitarra e di percussioni, una voce maschile elenca una lunga serie di dischi degli ultimi quarant’anni, una voce femminile, intanto, ricorda la figura paterna con parole commoventi. Inizia così l’unico album di Silvia Conti, cantautrice toscana. Si tratta di A piedi nudi (Psichedeliche ipnotiche nudità), un disco che davvero sembra arrivare da un universo parallelo, dove il tempo sembra essersi fermato, dove l’Hammond e il Rhodes di Lele Fontana ci rimandano a momenti dove la musica era condivisione e immersione totale. La partenza di Mattina e di Visioni incollano all’ascolto, un’attenzione che si fa esplorazione di suoni affascinanti e controcanti avvolgenti. E l’esperienza continua per tutto il disco, senza tregua: Il canto della scimmia, Opus sufferta (una delle più belle), la cover di Dancing Barefoot di Patti Smith, il blues moderno di Vai e la ritmica e danzereccia Tom Tom. E ancora ballate (Borgognissanti e Midormi), ripescaggi inaspettati (Non dimenticar le mie parole, con una citazione dal Dylan recente. E infine la gioiosamente caotica All Together dei Beatles a chiudere il cerchio iniziato col primo disco citato dell’elenco di apertura: Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Questo disco è davvero qualcosa di inedito per la scena italiana. Merito di una sezione ritmica micidiale come quella formata da Lorenzo Forti e Fabrizio Morganti, di ospiti illustri come Mario Cantini, Hugolini, Tiziano Mazzoni e Frank Cusumano, di Gianfilippo Boni, direttore delle operazioni assieme a Bob Mangione – davvero lunghissimo l’elenco degli strumenti che suona nel disco – e assieme alla protagonista del tutto: Silvia Conti con la sua voce ruvida ed espressiva come poche.

Ma da dove sbuca Silvia Conti, perché nell’ottobre del 2017, esce un disco di questo livello e la sua autrice non è stranota a tutti? Eppure, sapete, l’esordio di Silvia avviene più di trent’anni prima con due 45 giri, il primo è Favola triste nel 1984. Silvia era iscritta al festival di Sanremo ma fu esclusa all’ultimo minuto perché saltò fuori che la sua canzone era stata già presentata pubblicamente da Fiordaliso. La canzone era firmata da Salvatore De Pasquale che usava lo pseudonimo Depsa. L’arrangiamento era invece affidato a Pinuccio Pirazzoli. Sul retro Hey ragazzo con cui aveva vinto l’anno prima Castrocaro. La CBS la ripresenta al Festival dell’anno successivo dietro insistenza di Gianni Ravera, l’organizzatore della rassegna, che aveva riconosciuto il talento di Silvia. Per il Sanremo del 1985 ci si rivolge ad Aldo Tagliapietra, uno dei fondatori dello storico complesso Le Orme che, assieme a Oscar Avogadro, firma Luna nuova. A produrre il disco è Fulvio Massi, per un periodo bassista di un gruppo di culto del rock italiano come il Richard Last Group mentre ad arrangiare c’è Roberto Rossi. Hey Ragazzo viene riproposta anche sul retro di questo secondo singolo. Non succede granché, il disco passa inosservato e arriva perfino lo smarrimento dagli archivi RAI di quella serata del Festival. Silvia Conti piano piano si allontana dalla discografia ma non dalla musica, cui affianca teatro e recitazione. Negli anni si apre a collaborazioni di prestigio con Bandabardò (è in Iniziali BB), Aldo Tagliapietra (in Radio Londra), Marco Cantini (canta in Siamo noi quelli che aspettavamo e La febbre incendiaria), Tiziano Mazzoni (in ZACCARIA PER TERRA, GOCCIA A GOCCIA e FERRO E CARBONE) e il gruppo dedito a musica irlandese Whisky Trail. Partecipa al progetto Controcanto e fonda il gruppo Sunflowers assieme a Bob Mangione e Giovanni Vaccari. Incide sporadicamente brani tra cui Rino, dedicata a Rino Gaetano, e una bella cover de Il mare d’inverno. A teatro porta diversi spettacoli tra cui uno particolarmente fortunato in scena per tre anni consecutivi: Dialoghi con il Signor G. in cui collabora con alcuni dei migliori musicisti fiorentini tra cui la cantautrice Letizia Fuochi, Massimiliano Larocca, Gianfilippo Boni e Frank Cusumano.

Poi arriva il citato A piedi nudi (Psichedeliche ipnotiche nudità) e ci restituisce in pieno il talento di questa interprete diventata nel tempo abile cantautrice. E oggi Silvia Conti? A distanza di quattro anni da quel capolavoro, sta completando un nuovo album, anticipato qualche mese fa da L’incrocio del diavolo, singolo fortemente blues. I brani, anche in forma provvisoria, sono bellissimi: Farfalla, Inverno ’44 e Lucciola sono al livello se non superiori a molti di quelli del disco che tanto abbiamo celebrato in queste righe. Ci sarà un pochino da aspettare per ascoltare l’album nella sua forma definitiva, ma ne varrà la pena. E Silvia Conti, con la sua storia così piena di musica e teatro è l’esempio migliore dell’ironia insita nel titolo di questa rubrica: Note Emergenti. A volte viene da pensare come sia possibile che talenti così, con carriere già lunghe e ricche, non siano conosciuti da tutti. Io non ho sentito ancora una persona che abbia ascoltato questo disco e che non abbia avuto reazioni meno che entusiastiche.

 

Crediti

L’immagine di copertina e la foto centrale sono di Chiara Mancini

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