NOTE EMERGENTI #11 | MARTA DE LLUVIA
di Michele Neri
Mi piacciono i giochi di parole semplici e gli ossimori, anche se un po’ forzati come quello del titolo di questa rubrica. Note quindi, come sostantivo indica quelle musicali ma come aggettivo è semplicemente il femminile plurale di noto ovvero famoso, conosciuto. Termine quindi in contrasto con quello che segue: emergente.
Ma nella scena musicale italiana di oggi si sa che una parafrasi azzeccata è “Un’emergente è per sempre”.
Ha pubblicato il suo primo e per ora unico album nella primavera del 2019. Si intitola GRANO ed è un gran bell’esordio. D’altra parte Marta Natalini, in arte Marta De Lluvia, aveva già dato ampia prova delle sue potenzialità artistiche, peraltro non limitate alla canzone.
Originaria di Recanati, Marta ha viaggiato molto e ha conosciuto culture diverse. Anzi, le ha studiate – lingua e letteratura di Russia e Inghilterra – e le ha vissute viaggiando molto, spostandosi a Lipsia, in Germania, e soggiornando brevemente a Pietroburgo in Russia. Nei suoi viaggi ha incontrato i musicisti del posto e ha condiviso con loro la sua musica e ha attinto dalle loro. Nel 2018 si è trasferita a Bruxelles dove continua a coltivare le sue contaminazioni artistiche.
Ha unito tutto questo agli studi di canto e chitarra classica e, una volta rientrata in Italia, prima del trasferimento in Belgio, quello di canto jazz. Ma ha anche scritto, nel 2013, un libro di poesie (In sé maggiore) e ha portato sui palchi un reading accompagnata dal pianista Alessandro Menichelli.
Nell’ottobre del 2017 ha partecipato al Premio Bianca d’Aponte vincendo il trofeo del miglior testo. Nel frattempo aveva cominciato a lavorare al suo primo album con Raffaele Abbate e la sua etichetta OrangeHome Records. Il disco alla fine è uscito nell’aprile del 2020 con la direzione artistica di Abbate e l’intervento sostanzioso di una fuoriclasse come Giua, cantautrice genovese di grande talento. Giua si occupa della rielaborazione dei brani (con Pier Mario Giovannone) e interviene con la chitarra classica, quella acustica e le voci, coadiuvata da altri due ospiti di grande rilievo: Armando Corsi, già in tour con Fossati e solista di grande spessore, e Stefano Cabrera, violoncellista di fama internazionale e componente dello Gnu Quartet.
GRANO è un disco delicato che però si fa strada con grande incisività sin dall’iniziale Mai abbastanza con le belle percussioni di Lorenzo Bergamino. Poi arrivano due tra le cose migliori del disco: I dervisci e Gomitoli di vento, quest’ultima con una bellissima interazione tra voce, chitarra e violoncello. Un po’ più di ritmo per Tendenzialmente senza che l’amore per la melodia di Marta De Lluvia sia messa minimamente in disparte. Molto bella anche Romanticismo forse che anticipa la canzone che dà il titolo all’intero lavoro, Grano. La chiusura è affidata all’intensa Il piede sulla terra e l’altrettanto emozionante Ojos azules, tradizionale andino cantato da Marta su una base delicata e minimale.
Il disco, davvero ben realizzato, mette in luce il talento di Marta De Lluvia, cantautrice che riesce a coniugare tradizione e originalità con rara efficacia. C’è da auspicarsi di poter presto ascoltare il seguito di questo album davvero coinvolgente.