Skip to content
banner brunch della domenica

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | Verso la Puglia
di Andrea Amati

C’è un meme che mi ha divertito molto e più o meno dice così: Gennaio 2021 è stato un anno difficile ma ce l’abbiamo fatta. Il 2020 sembra già un ricordo lontano, un falso punto di schianto perché se nessuno pensava che sarebbe potuta andare peggio direi che lo stupore generale per essere già stati smentiti in questo primo mese 2021 è evidente e condiviso. Può sempre andare peggio insomma, ora speriamo anche nel contrario.

Per il mio “brunch” pensavo a dove portarvi poi ho preso il Covid, un mese chiuso in casa per fortuna senza troppe conseguenze. Un mese in cui la parola “tempo” mi ha accompagnato quasi come un’ossessione; da un lato tempo libero a non finire chiuso in casa, dall’altro uno svuotamento che mi ha quasi sempre impedito di darmelo, quel tempo. Avere tempo e darsi tempo sono due cose molto diverse e io, svuotato fisicamente e mentalmente, ne ho colto la differenza in queste lunghe settimane.

Il concetto di tempo mi ha portato a scegliere due dischi in cui il tempo è centrale entrambi provenienti da una terra magnifica, la Puglia, che ho curiosamente visitato sempre in Inverno, sia per suonarci che per vacanza. E mi è piaciuta da matti così come mi piacciono da sempre le due artiste di cui vi scriverò.

Iniziamo con Francesca Romana Perrotta che vidi per la prima al Circolo Milleluci di Rimini in uno showcase acustico (nel 2020 sempre a Rimini si è esibita al festival di musica d’autrice “Eco di Donna Evolution”); già allora ero rimasto colpito, avevamo scambiato due chiacchiere e mi ero comprato il suo disco, “Lo Specchio”, registrato proprio in Romagna. Dopo anni di concerti, collaborazioni importanti e premi vinti (davvero tantissimi!) è arrivato il suo terzo disco, “L’Ora di mezzo”, che ha confermato quel che di Francesca mi piaceva sin dalla prima volta che l’ho sentita:

  • Le canzoni!

So che potrebbe sembrare una banalità ma Francesca scrive belle canzoni in un mondo musicale in cui le canzoni sono diventate solo uno dei tanti fattori, e non per forza quello centrale, che per l’industria dominante, le radio, la comunicazione di genere, devono caratterizzare un artista. Francesca rimane una di quelle cantautrici che pubblica un disco senza canzoni-riempitivo, con un’identità molto precisa sia in termini di scrittura che come voce (sempre più espressiva). “L’Ora di Mezzo” è un album denso, pieno di storie, di donne di varie epoche, colto e mai retorico che si fa ascoltare molto bene; un disco suonato e cantato quasi senza tempo, senza preoccuparsi troppo delle mode sonore più o meno attuali, realizzato su misura per esaltare le caratteristiche di Francesca. Un lavoro che cresce ascolto dopo ascolto con ritornelli e melodie che rimangono in testa quasi senza che tu te ne accorga.

L’altro disco che vi propongo dalla Puglia è un disco in dialetto, come da tradizione, e qui si va a toccare uno dei nomi più importanti della musica tradizionale italiana ovvero Maria Mazzotta, una delle voci più potenti e importanti del nostro Sud, già apprezzata nel “Canzoniere Grecanico Salentino” o nello splendido lavoro con il violoncellista Redi Hasa. Insomma una di quelle artiste che nel pallone definiremmo top player!

Maria nell’annus horribilis 2020 ha pubblicato l’eccellente “Amoreamaro” che contiene alcuni tradizionali reinterpretati, alcuni classici italiani (da Modugno a Gabriella Ferri, non le scelte più ovvie) e un paio di brani inediti; un lavoro in cui la cantante collabora ed è accompagnata quasi esclusivamente dalla fisarmonica di Bruno Galeone, magistrale. Non un disco in dialetto pugliese poiché Maria canta anche in abruzzese, siciliano, sardo, dimostrando una capacità interpretativa e una credibilità fuori dal comune con una voce possente, che domina quel che canta e ce lo restituisce a volte pieno di drammatica intensità e altre volte dolce come una carezza. Un disco intimo, fuori dal tempo e dai confini, che racchiude i secoli dei secoli e tutto il Mediterraneo e appartiene alla grande tradizione della world music.

Ce lo riprenderemo, questo tempo? Riusciremo a (ri)darcene a sufficienza per vivere decentemente ognuno la propria vita? Perché se può sempre andare peggio non può nemmeno vincere l’idea che il tempo, quello che scandisce le nostre giornate, le nostre passioni, i nostri sogni ci venga portato via senza ritorno. “Tempus fugit” mostra Francesca Perrotta nella sua copertina e ormai quasi non ce ne accorgiamo, assuefatti all’emergenza e alla crisi continua, irreversibile. Ma non dimentichiamo che c’è ed è sempre lì quello che Ivano Fossati chiama il “tempo sognato che bisognava sognare”. È lì ed è nostro, almeno credo.

Buona giornata! Buona Domenica.

IL BRUNCH DELLA DOMENICA | Verso la Puglia 

di Andrea Amati

Crediti:

L’immagine di copertina è di Elisa Borghesi

 

 

 

 

 

Condividi l'articolo: