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Se settembre per molti rappresenta la fine dell’estate, delle vacanze, della stagione degli incontri, per me ha sempre significato “ricominciare”.
Settembre è il mese in cui si pianifica nuovamente l’anno, in cui anche noi, su queste pagine, ripartiamo con le nostre rubriche, gli approfondimenti e nuovi progetti.

Ho avuto bisogno di prendermi una piccola pausa, per ricaricarmi e per dedicarmi alla mia musica che, grazie al cielo, sono riuscita a portare in varie città d’Italia negli ultimi due mesi. E con me, oltre alle canzoni, agli strumenti e ai bagagli pesanti… c’era questa casa che diventa sempre più solida e numerosa.

Con la direzione artistica, Giulia Pratelli e Giorgia Bazzanti, abbiamo lavorato alla terza edizione di Eco di Donna Evolution che ha portato tanta musica d’autrice di valore nella mia città, Rimini, e abbiamo suonato insieme, condividendo palchi, voci e chitarre. Il nostro team e i collaboratori hanno continuato a costruire e prima di Natale ci sarà più di una sorpresa.

Musica di Seta è stata la mia compagna nei lunghi viaggi, Calabria-Romagna ad esempio. Guidare in solitaria mi fa lo stesso effetto del nuotare: sgombero la mente e le idee arrivano a bussare. Gli incontri e le esperienze che ho fatto nelle ultime settimane mi hanno arricchito e gratificato, ma alcune volte hanno portato a galla in modo prepotente le criticità (per usare un termine morbido) che abitano la cultura musicale e la cultura in generale riguardo alle donne. Ne faccio una questione universale e, certamente, personale.

Finora ci siamo occupati di musica d’autrice e di legittimazione del nostro lavoro ma non è sufficiente perché troppe volte, troppo spesso, dobbiamo fare i conti con un totale “non riconoscimento” del ruolo e della professionalità delle donne all’interno dell’industria musicale. Essere escluse dai più grandi cartelloni estivi è certamente grave ma è solo la punta dell’iceberg di un problema che affonda le radici in una cultura patriarcale che va scardinata.

Non so cosa riusciremo a fare ma quello che vi assicuro è che affonderemo il colpo con ancor più decisione perché esistiamo e abbiamo un posto. Quel posto non solo lo desideriamo ma ci spetta perché, più o meno silenziosamente, le cantautrici italiane (e siamo tante, ma tante davvero) stanno costruendo la storia della canzone italiana e non è più accettabile che su un palcoscenico ci siano quasi sempre uomini, che parlano di musica  scritta da uomini, registrata e prodotta da uomini e lo fanno in chiave autocelebrativa e autoassolutoria.

La nostra legittimazione non si “misura” e la nostra battaglia ci impone di essere sempre a un livello altissimo in modo da essere inattaccabili ma soprattutto la nostra battaglia dovrebbe essere di tutti, uomini e donne, colleghi, addette e addetti ai lavori.

Ripartiamo grati di quello che siamo riusciti a realizzare e con il desiderio di crescere,  sempre nel rispetto della musica in quanto mestiere e nel rispetto della donna. Vogliamo vivere di musica.

Lanciamo allora una sorta di speakers’ corner dove raccogliere testimonianze, in varie forme e format, di donne e uomini su questo tema importante e urgente: #lanostrabattagliaèditutti

CHIARA RAGGI

Crediti:

L’immagine di copertina è una foto di Marika Greco

 

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