I superpoteri del tempo che passa
di Elisa Genghini
Si invecchia. Lo sapevate? Sapete che le donne invecchiano? E ve lo ha mai detto qualcuno? Io lo dico sempre. Divento vecchia, processo inesorabile, bisogna che sta cosa qua dell’invecchiamento ce la facciamo andare bene, in qualche modo.
Io me l’aggiusto così. L’invecchiamento fa acquisire dei superpoteri.
Il primo è l’invisibilità.
Non sono più sul mercato, e mi sento relativamente tranquilla se quando vado in giro di sera e non sono guardata (in quanto invisibile) da qualche bel ragazzo che mi sorride e sorride proprio a me. E perché sono vecchia, certo, e a pensarci bene non esco nemmeno più di sera, problema risolto. In realtà quando ero giovane non ricordo di alcun giovane fanciullo che mi abbia sorriso. Sono sempre stata quella che quando usciva con le amiche, i tipi interessanti sorridevano sempre a loro. E li ringrazio tutti ad uno ad uno per avermi fatto sviluppare negli anni un forte senso dell’ironia e dei chissenefrega. Ora che dalla mia ho anche che non ho più vent’anni, l’invisibilità che questo comporta mi permette di non sentirmi giudicata, non so se capite il concetto. L’altro giorno che ero in pizzeria, per dire, mi sono mangiata la mia pizza e la metà avanzata di quella di mia figlia, “tanto sono vecchia, invisibile” ho pensato, “chi guarda a quei quattro cinque chili in più?” . E osservavo con una certa tenerezza (ok si si, una punta di invidia c’è sempre, lo ammetto, va bene?) le due ragazze di vent’anni truccate e pettinatissime che sembravano un filtro di Instagram in carne ed ossa di fronte a me mangiare una marinara in due rigorosamente scondita (ho origliato la conversazione con il cameriere in merito al filo d’olio che era meglio non mettere ) e pensavo, vedi che fatica, che vitaccia avere vent’anni, indossare vestiti così stretti e scarpe così alte per farsi vedere, mentre io che sono vecchia me ne sto qui a scofanarmi impunemente due pizze, come sono fortunata.
A volte mi butto nell’armadio e mi caccio addosso la prima cosa che mi passa tra le mani, considerato che il mio guardaroba vanta una serie di venti maglie nere quadrate tutte uguali stanno avendo la meglio su tutto il mio vecchio stile colorato di ragazza e mi aiutano molto nella pratica dell’invisibilità. Quando esco, nella maggior parte dei casi ho anche una figlia al seguito, chi guarderebbe mai una donna sudata con una maglia quadrata sporca di gelato alla crema e di sabbiera del parco giochi?
Sono invisibile e questo mi permette di non sentirmi a disagio. E non solo.
Il secondo superpotere è la voce grossa.
Fisicamente sono invisibile, ma ho imparato a dire quello che penso, è l’esperienza, e come dice Stevie Nicks, il tempo ti rende più sfrontata.
Faccio un esempio. Avete presente gli impiegati delle poste, i telefonisti dell’inps e del centro prenotazioni Cup, i meccanici, i caldaisti, gli infermieri del pronto-soccorso pediatrico, i tecnici della telefonia e tutti quelli che cominciano con la frase con “Signora” per trattarti con scortesia e disprezzo quando cerchi un’informazione o la risoluzione di un problema? “Signora ma ha letto l’informativa?” “Signora, ma forse non ha guardato bene”, “signora, ma lei deve aspettare”, “signora, le ripeto” “signora, le rispiego”.
Ecco, la Voce Grossa è il superpotere di alzare la voce, di inveire, di sberciare, di dire loro che sono scortesi incapaci e maleducati e accorgersi, nel mezzo della piazzata accorgersi di avvertire un senso di appagante godimento, anzi di divertirsi proprio, per finire con “e non mi chiami più signora ha capito?”
Il tempo di rende più sfrontato proprio mentre i riflettori su di te si spengono e tu sei al buio e allora sei libera davvero di fare quello che vuoi, di essere te stessa.
Crediti:
L’immagine di copertina è uno scatto di Carol Alabresee