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SE SEI FELICE E TU LO SAI… STATTENE ZITTA
di Elisa Genghini

Io a volte mi vergogno di essere felice. Mi vergogno proprio. Mi fanno vergognare. Se sei felice e tu lo sai meglio non dirlo a nessuno, che ad essere felice si fa torto a qualcuno. Chi, non si sa. Ma si fa torto. È un peccato essere felice, ricordati che quando parli con la gente e ti chiedono come stai, meglio dire “Bah, così così, sono pieno di sfighe, etc. Gli altri si sentiranno meglio, ti lasceranno stare. Se sei felice non lo devi dire a nessuno, ricorda, meglio dire che hai pochi soldi, che il capo ti ha fatto il mazzo, che il marito è un mentecatto che non porta mai via la spazzatura e che tua figlia è una bambina ingestibile e procura molti grattacapi. Che la musica è morta, non si suona più, l’ispirazione è perduta, l’interlocutore sarà felice di saperlo, andrà a casa pensando che non è più l’ultimo degli stronzi.

Già, io a volte lo ammetto, faccio cosi. Perché le volte che ho detto che io tutto sommato sono felice, mi sono sentita una persona crudele.  Con tutte le persone che sono senza lavoro tu ti permetti di averne uno e che per giunta ti piace? Con tutte le donne che non riescono a fare figli tu sei riuscita a farne una quasi al primo colpo? Con tutto quello che comporta avere dei figli ed un lavoro tu riesci anche ad andare ogni tanto in giro a suonare e a cantare?  Riesci anche a scrivere testi, canzoni, racconti e magari anche una rubrica su un bel magazine online? E adesso che c’è pure il Covid? Tutto sommato stai bene lo stesso? Resisti?  Vai in garage a registrare pezzi nuovi con il tuo amico e socio di una vita appena hai un po’ di tempo invece che pulire le fughe delle mattonelle del bagno? Alle soglie dei quarant’anni hai ancora dei sogni? Ma non li vedi che tempi bui? Non vedi che sta morendo tutto? Non passi nemmeno l’anticalcare disinfettante sui sanitari la domenica mattina?

Si, si sto morendo, non vi preoccupate. Ecco. Non sono felice. Avete capito? Non sono felice, velo posso giurare. Stiate bene.   

Un giorno, tornando dalle ferie, ho visto una mia foto su una conversazione whatsapp tra due persone con cui avevo a che fare tutti i giorni, ero seduta di fianco ad una di loro. Non mi faccio i fatti degli altri, ma con la coda dell’occhio ho riconosciuto la mia faccia in primo piano sullo schermo. Era una foto scattata il giorno che abbiamo fatto le riprese per un videoclip di un mio pezzo. Penso di avere visto male. Perché due persone insospettabili dovrebbero scambiarsi foto mie? A quel punto sono fatti miei. Cerco di aguzzare la vista. Sotto uno dei due ha scritto: “le ferie fanno bene”. Credo, non sono sicura, ancora penso, spero, voglio credere di essermi inventata tutto. Non ho detto nulla, ho fatto finta di niente, forse dovevo arrabbiarmi dire qualcosa, ormai è tardi.

Ero felice in quella foto, eccheccavolo. A qualcuno non è stato bene, a qualcuno con cui ho a che fare nella vita di tutti i giorni.

La cosa peggiore di tutte è stata la prima cosa che ho pensato, mannaggia a me, che forse avevano ragione loro. Non devo essere felice, forse non me lo merito. Sono una donna, sono indipendente, ho una bella famiglia, ho un lavoro, ho la musica, ho dei sogni, ho me.

È uno scandalo, è un peccato.

Eppure vorrei dire che sono felice, ne ho diritto, vorrei che fossimo felici per le nostre felicità e per quelle altrui, per la strada che facciamo, per gli ostacoli che superiamo per quello che riusciamo a prenderci senza che nessuno ce lo conceda.  Questa è ancora una strada un po’ lunga, specialmente per le donne. Ma io questa strada la voglio fare. Ci proviamo, una volta per tutte, a prenderci il piacere dei nostri meriti, delle nostre felicità?

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